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Il tatuaggio siberiano – Ritorno alle origini.

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Nella contemporaneità il tatuaggio si perde sempre più frequentemente nel mero codice estetico: sembra non esserci più traccia della ritualità e del profondo senso simbolico che ne hanno caratterizzato la storia millenaria.
La ricerca di Nicolai Lilin inizia da un ritorno alle origini e indaga la componente filosofica di questo linguaggio in cui il tatuatore è artista, interprete e strumento di codificazione del simbolo.
La mostra è il risultato di questa ricerca e attraverso le opere esposte l’artista conduce chi guarda sulla storia dei significati dei simboli utilizzati nelle tradizioni religiose, esoteriche, filosofiche e occulte. Immagini antiche assumono così rilevanza nella comunicazione moderna portando in essa significati primordiali capaci di generare un potente impatto visivo il cui risultato può perdersi sulle strade del subconscio.

Spesso il tatuaggio siberiano viene scambiato per una tradizione puramente carceraria.
Errore.
É vero che molte persone che tramandavano questa tradizione sono passate attraverso esperienze carcerarie e per questo motivo è preponderante la simbologia legata a questi significati, ma la base di questa tradizione e le sue origini appartengono alla vita delle persone libere, contrarie all’idea di reclusione in carcere.

La maggior parte delle comunità criminali russe, accettano la condizione di reclusione nelle carceri, facendone una sorta di cultura e di filosofia, che si spiega con la volontà di stare all’interno del carcere. I siberiani non hanno mai accettato alcuna limitazione della libertà: all’inizio del secolo, ai tempi della resistenza contro le oppressioni del governo sovietico, erano gli unici che si opponevano all’arresto, combattevano contro la polizia fino alla morte e spesso si suicidavano, pur di non andare in carcere.

La tradizione del tatuaggio siberiano rappresenta una sorta d’incarnazione della libertà di essere e di esprimersi, ma sempre rimanendo attingendo alle proprie radici.

Raccontare i tatuaggi è disonesto. I tatuaggi sono un linguaggio muto, ci si tatua proprio per evitare di parlare. Solo un siberiano può capire. Chi racconta uccide la tradizione, e rischia di essere ucciso.

I simboli del tatuaggio rappresentano una forma codificata di un soggetto linguistico, che ha due principali interpretazioni: la rappresentazione visiva e il significato.

La prima è comprensibile a tutti, in quanto è più immediato per chiunque identificare l’origine di una frase scritta, o di un soggetto disegnato. La parte più specifica è data dal significato, conosciuto solo alle persone che dedicano la loro vita a tramandare la tradizione.

Questa tradizione di raccontare le storie di vita tramite una complicata composizione di immagini, contenenti i simboli codificati, è paragonabile al processo della scrittura dei testi, usando le lettere dell’alfabeto. Solo che nel caso del tatuaggio cambia la struttura della scrittura e soprattutto il suo modo di leggere.
Se siamo abituati scrivere e leggere seguendo certe direzioni, per leggere un tatuaggio si usano altri metodi e le direzioni della lettura dei simboli dipendono da un insieme di circostanze diverse, come i periodi della vita, la complessità dei simboli, la loro relazione interna. Così, quando ci riferiamo alla lettura del significato dei tatuaggi della tradizione siberiana, dobbiamo ricordare che viene rappresentata attraverso diverse forme sul corpo. Alcune sono chiare, e possono essere paragonabili al classico modo di scrivere e leggere che abbiamo, in linea, da sinistra a destra, altre invece sono più complesse, sono rappresentate con una spirale, che porta all’interno dell’immagine, si interrompe e ritorna, fino ad un certo punto continua dritta e poi di nuovo si nasconde dentro un’altra spirale, questa volta esterna, come a creare un percorso infinito.

Etica del tatuaggio Siberiano


ovvero:”Mi tatueresti una stellina?
Vaffanculo!”

Il tatuatore ha obblighi precisi che riguardano il suo lavoro, non può rifiutare una richiesta di tatuaggio, se viene presentata nel rispetto della tradizione, ad eccezione di casi di malore oppure di lutto.

Il tatuatore mantiene la riservatezza di ogni lavoro che esegue, tutte le informazioni personali, confidate a lui nel momento della creazione del tatuaggio e sono mantenute in totale segreto.

E’ il tatuatore che decide l’immagine e la posizione del tatuaggio, poiché è l’unico a possedere la capacità di interpretare e applicare la tradizione.
Nei casi di tatuaggi con una minore espressione di significato, il tatuatore può accettare la partecipazione di chi riceve il tatuaggio nella decisione di scegliere il posto oppure il soggetto.

Il tatuatore non è un semplice artigiano che esegue tatuaggi, ma un confessore, una persona capace di trasformare in simboli le esperienze vissute dagli altri, rendendo in questo modo omaggio alla tradizione.
Questo ruolo richiede serietà e determinazione, il tatuatore deve essere sempre lucido e per questo motivo non condivide alcune cose del mondo esterno: non entra in rapporto con sostanze che provocano dipendenza, si contiene dalla eccessiva emotività, non segue la politica, rifiuta ogni potere sopra se stesso, perché sopra di lui esiste solo il potere della tradizione che lui tramanda.

Conosce il dolore e lo usa per raccontare le storie della vita, conosce la morte perché diventando “criminale onesto”, è stato battezzato nella morte, ha rifiutato la vita e si è dichiarato morto, per non avere nessun interesse in questo mondo, oltre quello della sua tradizione.
Lui vive senza contare il tempo, per lui non esiste ne’ passato, ne’ futuro, la vita per lui è sempre nel presente, oltre il bene e il male.
E’ importante ricordare tutto questo, quando si decide di comunicare con un tatuatore siberiano.

Noi ci tatuiamo la nostra vita sulla pelle, non per esibirla agli altri, ma per poter ragionare ancor meglio su quanto e come abbiamo vissuto.


La storia del tatuaggio siberiano


Tra gli Urka non si stupra, non si fanno estorsioni, non si fa usura. Si può rapinare e uccidere, ma solo in presenza di un valido motivo. Si può truffare, ma solo lo stato e i ricchi. E ci sono anche regole pratiche da osservare: le armi per la caccia, per esempio, non devono essere messe accanto alle armi che servono per uccidere esseri umani. E quando un’arma tocca l’altra per purificarla bisogna avvolgerla in un panno con liquido amniotico, il liquido della vita. Seppellire il tutto e dopo un po’ arriva la purificazione. È assolutamente vietato agli uomini parlare con le forze dell’ordine.

Il tatuaggio tradizionale siberiano è un codice segreto, nato in epoca pre-russa e pre-cristiana. I primi briganti nomadi della foresta, gli Efei, si tatuavano per potersi riconoscere, lungo le grandi strade della Siberia dove assaltavano i convogli provenienti dalla Cina e dall’India.

I tatuaggi quindi erano un modo per non farsi assalire da “colleghi”, e un modo muto per rendersi fratelli. Quando si diffuse il Cristianesimo, il tatuaggio criminale siberiano adottò i simboli della nuova religione: gli Efei si confondevano così con i pellegrini, che erano poveri e, non potendo acquistare croci, catene e immagini sacre, se le tatuavano.

Con la formazione dello stato russo, lo Zar decise di sbarazzarsi degli Efei; ma i più irriducibili di loro, gli Urka, ostili a qualsiasi potere, si rifugiarono nella Taiga dove organizzarono una dura resistenza che fu spezzata soltanto dopo secoli, dai comunisti.
La figura del tatuatore, sopratutto nelle carceri assume un ruolo sacro, molto simile a quello di un sacerdote confessore.
Per i siberiani puoi diventare tatuatore solo su autorizzazione di un anziano maestro che si assicuri che la tradizione venga tramandata fedelmente.

Nicolai Lilin


Scrittore russo di origine siberiana, nato nel 1980 a Bender, in Transnistria (stato indipendente riconosciuto oggi ufficialmente come Repubblica Moldava, ma all’epoca facente parte dell’Unione Sovietica). Nel 2003 si è trasferito in Italia.

Nel 2009 pubblica per Einaudi “Educazione siberiana, il suo primo romanzo, scritto direttamente in italiano. Attualmente tradotto in 14 lingue e in via di distribuzione in 20 paesi, Educazione siberiana diventerà anche un film di Gabriele Salvatores prodotto da Cattleya.

Nell’aprile 2010 esce il suo secondo romanzo, “Caduta libera”, per la stessa casa editrice.

Oltre a dedicarsi alla scrittura, Nicolai Lilin scrive per L’Espresso, insegna letteratura, partecipando a lezioni ed incontri con i giovani, e si occupa di eventi culturali per un’associazione piemontese.

La sua passione e principale professione è quella di tatuatore siberiano in piena regola.

Il 10 marzo 2011 Nicolai ha aperto la Kolima Contemporary Culture (Factory di Cultura Contemporanea a Milano) inaugurando con la sua mostra personale “Il tatuaggio siberiano | Ritorno alle origini” che resterà allestita fino al 17 aprile.
La mostra sarà aperta dal martedì al sabato dalle 15.30 alle 19.30.
Ingresso libero.

Mostra di Nicolai Lilin

Galleria Flickr dei lavori di Nicolai Lilin

Sito web di Nicolai Lilin.

Splendido documentario sul tatuaggio siberiano nelle carceri. (Da cui ho tratto tutte le informazioni)

Sulla mia pelle – Intervista a Nicolai Lilin a cura della WebTv Pandora.

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Il tatuaggio siberiano – Ritorno alle origini. è stato pubblicato per la prima volta su Lega Nerd.

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